Il problema è l’anidride carbonica?

La questione dell’anidride carbonica è diventata un evento mediatico già intorno agli anni 70 del secolo scorso. Prima di allora, era stata trattata esclusivamente da pochi scienziati, in modo libero e imparziale. Il suo comitato di prim’ordine, il “Panel of Experts on Meteorological Aspects of Environmental Pollution” convocato dall’OMM e composto dai maggiori esperti mondiali, ha recentemente discusso la questione sotto la presidenza del Prof. C. Junge, allora Direttore del MPI per la chimica a Magonza.

Questi scienziati hanno convenuto che la CO2, dal punto di vista quantitativo, contribuisce in modo minimo, per non dire simbolico, al cosiddetto effetto serra. Invece il vapore acqueo nei suoi stati aggregati è determinante per natura, il quale, con la sua forte sensibilità all’infrarosso, effettua il bilancio termico tra la radiazione infrarossa e la radiazione solare. D’ altra parte, a causa del suo tempo di permanenza nell’atmosfera notevolmente lungo, la CO2 ha un compito completamente diverso nella biosfera, ovvero fornisce il carbonio alla vegetazione tramite la fotosintesi. La capacità di assorbimento degli infrarossi da parte dell’H2O è invece da due a tre ordini di grandezza più forte di quello della CO2 (antropica). Detto ciò, la questione della CO2 così spiegata, sarebbe belle e chiusa…

Proviamo ad immaginare per un momento, se il nuovo movimento per la “protezione del clima” (es. F.F.F) non esistesse, e se ci fossero ancora scienziati liberi e indipendenti, a cui fosse permesso parlare in modo controverso e che non si lasciassero imporre l’opinione. Questo movimento, con i connotati più simili ad un’ideologia o religione, ha un seguito molto ampio di persone che la pensano allo stesso modo.  Questi, assai spesso, non possiedono una particolare formazione scientifica, la quale è percepita come troppo mentalmente impegnativa, ma piuttosto sono propensi a credere alle martellanti notizie allarmistiche diffuse dai media, TV, radio, dai politici, i giornalisti ed opinionisti di ogni sorta, scrittori e divulgatori, tutti “attori” che non si lasciano distrarre da alcun fatto fisico.

Con la fede nella minacciosa CO2 sono sempre in grado di creare una sensazione e un’impressione che tocca sistematicamente le corde delle paure più profonde. Ora l’ideologia ha preso il sopravvento, sulla base di un’ipotesi non provata, ma indiscutibile.

La maggior parte degli scienziati coinvolti hanno capito cosa ci si aspettava da loro e, guarda caso, hanno consegnato studi al riguardo, infarciti di commenti terrificanti. I media e politici, poi, hanno amplificato ancor più queste affermazioni per ottenere più “like”. Ma i bambini innocenti vengono sopraffatti senza alcuna pietà, se viene detto loro che un giorno saranno bruciati a morte nel caldo del clima futuro. Ecco che allora si spiega tutta la drammaticità di quel “Come osi?“. “Ci avete rubato i sogni”, gridò Greta alla coscienza dell’Assemblea generale dell’Onu.

Molti autoproclamatisi esperti di ogni professione, ma non contaminati dalla conoscenza fisica, si sentono chiamati a riversare su di noi senza restrizioni le peggiori previsioni di un futuro apocalittico. Sanno tutto del futuro climatico fin nei minimi dettagli e forniscono ai nostri media, in questo particolarmente attivi, prospettive sempre nuove, con persino una pretesa morale ed etica. La carta stampata ha completamente dimenticato il proprio dovere intrinseco di criticare, che esercita normalmente su altri argomenti. Nel caso del clima, ovviamente criticare non è opportuno; dopotutto si tratta di un sacco di soldi in pallio. Questo è anche ciò che fanno alcuni noti oratori della TV, specializzati ed eloquenti, che si impegnano molto in queste loro apparizioni così redditizie.

Luca Mercalli racconta come i cambiamenti del clima influiscono sul cibo -  BergamoNews

Il mondo è così caduto vittima di un’ideologia, che ha poca sovrapposizione con la classica scienza del clima. La giustificazione non è fondata su fatti fisici ma, come per una religione, è indirizzata solo ai fedeli, resi fanatici dai protagonisti narrativi della catastrofe climatica sempre prossima ventura.

Sul clima da film dell’orrore del futuro, non esiste più l’approccio classico scientifico, per il quale è doveroso chiarire anche l’ultimo dubbio e discuterlo in modo controverso, con rispetto per chi la pensa diversamente. Nella pseudo-scienza del clima di oggi tutto questo è solo un’antica fiaba. I dubbiosi vengono eliminati in modo molto efficace, vuoi con nomignoli tipo “negazionisti”, oppure si minaccia e si insulta colui che manifesta scetticismo, riuscendo per fino a distrugger anche le carriere. È così che funziona oggi la scienza del clima.

Ma non esiste forse l’IPCC e i suoi rapporti? Proviamo a dare un’occhiata più da vicino anche lì. L’IPCC non è precisamente composto da scienziati, né tanto meno liberi e indipendenti. Tutti gli appartenenti sono scelti dai governi dei vari Paesi e sanno esattamente cosa aspettarsi dai loro rapporti. Ancora una volta l’ideologia trionfa. Per fare un esempio: l’IPCC ha utilizzato solo i dati degli ultimi 900 anni, sì perché se avesse considerato gli ultimi 1000 anni, ci sarebbe stato il problema che i bei grafici delle temperature tutti inclinati verso l’alto negli ultimi 100 anni, avrebbero invece mostrato un “U”, con un periodo iniziale perfino più caldo di oggi, ma senza la famigerata CO2 antropogenica. Quando è stato chiesto il motivo di tale scelta, un esperto ha ricevuto la risposta che questi dati non erano idonei. Quant’è vero!

Sì, ma per quanto riguarda il clima più caldo di oggi? Bisogna passare di nuovo dalla fede ai fatti fisici. Da tempo misuriamo temperature leggermente più alte (1°C in ben 100 anni), tratto da una distribuzione geografica e numerica assai variabile delle stazioni di misura. Molte, soprattutto nelle aree densamente popolate, mostrano incrementi anche superiori, ma per il semplice motivo che sono state avviluppate dal cemento delle città e soffrono quindi dell’effetto di “isola di calore urbano”. Ma tutto fa media…

Sarebbe possibile effettuare misurazioni più precise dai satelliti, ma anche qui sono necessarie stazioni di terra per la calibrazione. Nelle zone oceaniche, di gran lunga la parte più grande della superficie del pianeta, ci sono solo poche boe fisse, mentre la temperatura misurata da alcune navi in navigazione non risulta precisa, a causa della vicinanza dello scafo e relativo motore, quindi con un errore in eccesso. Per una media globale, i punti di misurazione marittima sono sottorappresentati e, pertanto, devono essere statisticamente ponderati. Ma anche questo è difficile se la precisione delle poche stazioni è insufficiente. Quindi sarebbe scientificamente onesto ammettere che non ci sono misurazioni della temperatura molto affidabili per gran parte della superficie terrestre, e che è di gran lunga più facile sbagliare la misura della temperatura in un dato luogo per eccesso, piuttosto che per difetto.

Si pensi invece alla vegetazione che utilizza la CO2 per la fotosintesi.

cellule numeri e altro: FOTOSINTESI ENERGIA CARBOIDRATI

Essa beneficia del suo crescente incremento. Infatti, le osservazioni della NASA mostrano in modo chiaro e inconfutabile, ma poco pubblicizzato, che negli ultimi 30 anni la superficie terrestre ricoperta da vegetazione è aumentata di un buon 10% e che, anche per questo motivo, più cibo potrebbe essere stato prodotto per la popolazione in crescita. Nel caso degli alimenti principali, il guadagno è ancora maggiore, ottenuto anche grazie alla CO2. Non bisogna dimenticarsi poi, che durante la fotosintesi, viene liberato il prezioso ossigeno presente nella molecola di anidride carbonica, indispensabile per la respirazione di tutti i mammiferi, Uomo compreso.

Tuttavia, come sappiamo, l’aumento della popolazione non rimane senza traccia. Usiamo sempre più tecnologia e convertiamo sempre più energia in altre forme di energia. Esponenzialmente di più, perché non solo l’umanità sta crescendo, ma ognuno di noi consuma sempre più energia. Ora, è una legge della termodinamica, che quando si converte un’energia in un’altra, l’efficienza rimane sempre al di sotto del 100%, in media è solo del 30-40%. E cosa succede al restante 70-60%? Questa energia inutilizzata, il doppio di quella utilizzabile, viene scaricata completamente e irreversibilmente nell’ambiente come calore di scarto. Recentemente è stato realizzato un grafico su thegwpf.com che mostrava una correlazione tra popolazione e temperatura.

Come si potrebbe ridurre l’aumento del calore disperso? L’unico modo è invertire la crescita dell’umanità verso una sua contrazione. E a questo punto il discorso si complica e assume toni filosofici. Questo bizzarro credo religioso climatistico porta sotto traccia a pensare che il mondo è solo per pochi eletti, tutti gli altri sono zavorra pericolosa per l’esistenza stessa della divinità Terra. Ma chi decide chi si salva e chi può procreare?  Forse un criterio potrebbe essere il denaro e la ricchezza? In sostanza, più sono ricco e più posso produrre CO2, pur facendo finta di non inquinare il Mondo usando l’automobile elettrica. C’è perfino chi si spinge ad affermare che la recente pandemia COVID 19 sia l’efficace risposta di Gaia, la Terra Madre (biosfera), per scrollarsi di dosso i troppi uomini, un ruggito e un monito della natura contro la sovrappopolazione.

Un’altra considerazione: i famosi modelli di previsione climatica a lungo termine. Ora è evidente, basta avere un briciolo di memoria, che tutte le catastrofi che questi pseudo-scienziati negli anni 80 del secolo scorso avevano previsto avverarsi entro l’anno 2000 o, magari 2020, non si sono avverate. L’effetto dell’incremento di CO2 era stato sovrastimato, mentre quello dell’H2O completamente naturale, sottovalutata. Non si capisce come possa essere così difficile con i mezzi attuali prevedere il tempo per la prossima settimana, ma così facile il clima tra 50 anni!

In ogni caso, gli esseri umani non possono mobilitare le energie necessarie per cambiare il tempo. Vorrei proporre alcuni esempi illustrativi a questo proposito: ognuno dei 7000 temporali che si scatenano sulla faccia della Terra ogni giorno, rilascia l’energia di una bomba di Hiroshima in circa un’ora; un singolo ciclone tropicale, rilascia l’energia equivalente al consumo di energia elettrica da parte dell’uomo per un intero anno. Per generare il calore che trasporta la Corrente del Golfo, bisognerebbe far funzionare 110.000 centrali nucleari, allineate su una catena che porterebbe a una distanza di 50 metri. Non ti fa venire un po’ di vertigini?

A proposito di Corrente del Golfo, secondo numerose ricerche sta cominciando ad indebolirsi. Ovviamente gli “esperti” hanno già decretato che la causa certa ed ovvia risieda nel cambiamento climatico di origine umana. Tuttavia, tra qualche decennio non si può escludere che, al contrario, avremo un freddo terribile. I paleo-meteorologi cinesi hanno affermato lo scorso anno che sono imminenti i minimi di tre cicli di temperatura, con il risultato che l’Asia centrale si possa notevolmente raffreddare. Non sappiamo perché 1000 anni fa era molto più caldo di quanto lo sia oggi, e ancora non sappiamo molto di più, ad esempio sull’influenza dell’albedo nella stratosfera superiore. O perché la Groenlandia sia stata chiamata dai Vichinghi “terra verde”, quando tutt’oggi è quasi tutta ricoperta da uno spesso strato di ghiaccio. Si arriva perfino ad ascoltare certe curiose affermazioni, che cercano di giustificare gli eventuali periodi di freddo col fatto che fa più caldo!

Tutte le irregolarità del clima sono oggi attribuite alla sola CO2 (di origine umana), anche se nella realtà sono solo naturali. Basta pensare alle tempeste che i pastori riportano in registrazioni vecchie di centinaia di anni. La signora Inge Grohmann ha trovato, come riportato su Kaltesonne.de, alcuni dettagli da un lungo rapporto: nel 1182 c’erano frutti di alberi maturi a febbraio nell’Assia settentrionale; nel 1540 le persone si addobbavano con fiori freschi per il servizio natalizio. Ci furono anni in cui piovve per quattro mesi e mezzo e nel 1695 ci fu una gelata in agosto. C’è sempre stata una carestia fatale, le epidemie dilagavano, cadeva grandine delle dimensioni di un uovo di gallina che spaccava le finestre. Ma tutto senza CO2 di origine antropica.

Proprio scorrendo gli eventi meteorologici dei secoli passati e di cui si ha registrazione in tantissimi documenti antichi di ogni dove, ci si vergogna che si possa credere al giorno d’oggi che questa magica CO2 antropica, presente poco più che in tracce nell’atmosfera, sia l’unica causa di tutte le sciagure che accadono nel mondo. Il nostro tempo e il clima per sua natura è assai più variabile nel lungo periodo che nel breve. Forse, al contrario di quanto sia luogo comune, abbiamo avuto la fortuna di vivere gli ultimi 50 anni in un periodo climaticamente assai proficuo. Anche se ci raccontano che il clima è stato sempre uniforme, costante e, in sostanza, bonario, questo è facilmente confutabile. Le ricerche paleo climatiche, quando non truccate “ad usum Delphini” ci ammoniscono che la natura è semplicemente indifferente ai fatti umani, o, al più si adatta molto bene. A volte però inconsapevolmente può risultare molto cattiva. E’ solo questione di tempo… gli anelli annuali degli alberi, o i carotaggi dei ghiacciai ce lo mostrano chiaramente.

Cari “protettori del clima”, combattere la CO2 come causa di quasi tutti i mali odierni è del tutto inutile, oltre che assai dispendioso.

10 aprile 2021 dal sole freddo, di Albert Köhler.

Liberamente tradotto da Fausto Cavalli

Notizie su Albert Köhler

L’autore ha lavorato come fisico applicato e sperimentale negli anni ’60 presso l’Istituto di meteorologia del TH Darmstadt in progetti di ricerca per il governo federale e su questioni relative alla misurazione e alla diffusione dell’inquinamento atmosferico. Era responsabile di 2 delle 7 stazioni di monitoraggio di fondo che monitoravano e valutavano l’inquinamento atmosferico proveniente da ovest e scaricato a est. È stato membro attivo di due gruppi di lavoro metrologici nella Commissione per il controllo dell’inquinamento atmosferico VDI. Successivamente ha lavorato per l’OMM su una rete mondiale di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico in background (oggi si chiama Global Atmosphere Watch), sulla rappresentatività dei luoghi di misurazione, sulla standardizzazione delle misurazioni e sulla valutazione dei valori misurati. È diventato un professionista senior e poi un capo della divisione ambiente. Ha esperienza mondiale nella misurazione dei parametri aerometrici. Era anche responsabile dell’ufficio dell’OMM panel di cui sopra.

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