Mai stati meglio

Lo dice il 97% degli scienziati e ce lo ricordano i tanti ragazzi e studenti che manifestano il venerdì Fridays For Future: se non si interviene subito, i cambiamenti climatici provocheranno l’estinzione di massa dell’Umanità. L’ambiente naturale, interi ecosistemi sono al collasso sotto i nostri occhi e per causa nostra; il disastro è ormai imminente e non c’è più tempo. La pasionaria Greta sgrida e grida contro i grandi della Terra: “ci avete rubato i sogni e l’adolescenza… come osate!” Concetti ripetuti in modo ossessivo ogni qual giorno a reti unificate di tutto il mondo. Ci vuole un bel coraggio a non crederci! Personalmente ho ricevuto numerosi insulti, da “amici” per di più: “delirio negazionista”, “merda priva di contenuti scientifici” e per fino “il livello culturale dei negazionisti dell’olocausto e dell’origine antropica dei cambiamenti climatici è lo stesso e spesso anche l’estrazione culturale” (pagina FB. personale A. Finco Ricercatore in fisica dell’atmosfera).

Tutto questo non è accettabile e le prove sono molte e circostanziate. Possiamo scegliere di non berci la minestra propinata dai media e fare di testa nostra, andando a verificare dati alla mano la consistenza reale dei catastrofismi declamati in mondovisione. Lo faremo riferendoci all’Europa, che del catastrofismo climatista è vittima privilegiata, giacché è proprio sul Vecchio Continente che la furia verde concentra il suo massimo sforzo, trascurando inspiegabilmente proprio le aree del mondo in cui si produce e si inquina di più e in cui i vincoli ambientali e la tutela dei diritti dei lavoratori sono pressoché inesistenti.

Ora i dati, la cui fonte non credo si possa mettere in discussione: Eurostat / Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA).

Trasporti e inquinamento

Cominciamo con gli inquinanti emessi da mezzi di trasporto. Le emissioni di Ossidi di Azoto, responsabili di patologie respiratorie, sono crollate dal 1990 ad oggi del 60%

Non da meno gli NMOC, ovvero dei composti organici volatili metano escluso (leggi benzene e derivati, notoriamente cancerogeni) sono precipitati nello stesso periodo del 90%, praticamente azzerandosi. E le emissioni di particolato, l’ormai famigerato PM10?

Praticamente dimezzate. Niente male, se si considera l’attuale discutibile campagna contro le motorizzazioni diesel il cui progresso tecnologico ha contribuito in modo determinante al raggiungimento dei risultati citati: con l’abbattimento di NOx grazie alle marmitte catalitiche, quello del particolato grazie ai filtri, e la concorrenza alle benzine: prime responsabili delle emissioni di NMOC e delle leucemie che questi portano gentilmente in dote.

Gas serra

D’accordo, l’aria nelle nostre città sarà pure più pulita, ma il nemico pubblico numero 1, cioè la CO2 dove la mettiamo? Cominciamo col dire che opportunamente l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) non la mette tra gli “inquinanti”, bensì nella categoria dei “gas serra”. Ma tornando ai numeri… La EEA ci informa che le emissioni di gas serra nel complesso sono diminuite a livello europeo dal 1990 ad oggi di circa il 23%.

Interessante vero? Segno di una maggiore efficienza dei processi di combustione, dell’utilizzo crescente del gas naturale rispetto a idrocarburi liquidi e solidi, e purtroppo della crisi economica dal 2008 in poi e della delocalizzazione di una buona parte delle attività produttive, con perdita di tanti preziosi posti di lavoro. Effetti su cui riflettere dell’“ambientalismo virtuoso” e dell’infelice decrescita economica italiana.

Rifiuti e Forestazione

E allora i rifiuti che ci stanno seppellendo? La plastica che ci assedia e ci soffoca? Bah, anche in questo caso l’EEA, per quanto riferibile all’Europa, non conferma la narrativa: la produzione di rifiuti è addirittura diminuita rispetto ai primi anni del 2000 e la percentuale di rifiuti riciclati è raddoppiata, portandosi a quasi il 50% di quelli prodotti (EEA, trend riciclo). Niente male vero?

Ma allora… Di cosa ci dobbiamo lamentare? Ah si, il disboscamento, le aree verdi che scompaiono impedendoci di combattere l’effetto serra!? Fake news anche questala superficie boschiva in Europa è aumentata dal 1990 di quasi 100,000 kmq: all’incirca la superficie dell’intero Portogallo. Tutto questo grazie all’incremento di CO2 nell’atmosfera, vero concime naturale per i vegetali e per una diminuzione sostanziale dei pascoli, degli incendi boschivi e dell’utilizzo della legna come combustibile.

E allora le estinzioni di massa? La biodiversità? Diciamo che la questione andrebbe per lo meno contestualizzata, visto che con riferimento alle specie avicole (uniche considerate da EEA per il settore in questione), non si riesce a ravvisare un trend negli ultimi 20 anni per quelle boschive, semmai un aumento negli ultimi 10 anni (EEA, specie avicole). E la diminuzione complessiva, seppur lieve, è limitata alle specie che vivono in aree coltivate, a causa della minore diversificazione delle colture.

Fenomeni meteorologici “estremi”

Questo è lo spauracchio propinato come prova definitiva dell’imminente catastrofe planetaria. Ebbene si: Fake News anche questa, e bella grossa per giunta. L’Eurostat ci informa infatti della sostanziale assenza di trend nell’andamento delle perdite economiche causate da eventi climatici dal 1980 ad oggi. Anzi, se si considera che l’andamento in questione è calcolato a valori correnti, e quindi neutralizza l’effetto dell’inflazione, l’unica conclusione possibile è che il trend è probabilmente negativo: ovvero si perdono meno soldi per eventi climatici “estremi” rispetto al passato (EEA, eventi climatici).

Quanto alle tasse verdi, non si tratta certo di una invenzione recente, visto che le imposte sull’energia sono aumentate inesorabilmente negli ultimi 20 anni, e sempre con pretesti verdissimi (EEA, tasse verdi). Un aumento di gettito mostruoso, pari a quasi il 100%, e al quale beffardamente non ha corrisposto un analogo aumento della spesa pubblica a favore dell’ambiente, rimasta praticamente al palo e addirittura diminuita nel corso degli ultimi anni della serie esaminata.

Proviamo a riassumere

Aria migliore nelle nostre città e meno CO2 emessa, a fronte di una esplosione della copertura boschiva. Minore produzione di rifiuti associata ad uno smaltimento più virtuoso degli stessi. Meno catastrofi climatiche, con conseguente risparmio di soldi pubblici. Soldi che tuttavia continuano ad essere drenati  in grande quantità sotto la forma di “tasse verdi”, ma che a dispetto degli intenti dichiarati, non vengono spesi per la difesa dell’ambiente.

Altro che catastrofe climatica e ambientale: i dati ci raccontano una storia completamente diversa, ovvero che in Europa non siamo mai stati meglio di oggi. Almeno, limitatamente alle tematiche ambientali (su quelle sociali ed economiche, meglio soprassedere).

Alla luce di questi numeri appare del tutto evidente che le ragioni che sottendono all’isteria climatica e ambientale di questi tempi, nulla hanno a che vedere con la realtà dei fatti. Nulla hanno a che fare con l’ambiente e la qualità dell’aria che respiriamo. Nulla hanno da spartire con l’aumento di “eventi climatici estremi” che si trova solo nelle favole raccontate da modelli climatici ridicoli e bugiardi. Le vere ragioni di questo martellamento pseudo-ambientalista vanno quindi ricercate altrove.

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PS

Questo piccolo sforzo senza particolari pretese è dedicato a tutti gli studenti italiani ed europei di ogni ordine e grado. Studiare, ragionare con la propria testa, cercare dati e informazioni affidabili, provare ad analizzarli con spirito critico per sfidare la narrativa imperante, è ricetta per la libertà.  Una libertà che costa fatica e impegno, e che non sempre ripaga in termini di qualità della vita. Anzi. Accontentarsi di narrative pre-cotte, inflitte alle masse attraverso il martellamento mediatico, e rimbalzate in aula da insegnanti pigri, impreparati e schierati ideologicamente, equivale a farsi gregge informe, manipolabile e funzionale a ben altre, inconfessabili cause. È ricetta per la schiavitù.

Articolo originale tratto da Climatemonitor by Massimo Lupicino

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